Incontro con l'Associazione “Daniele Po”
L'INCONTRO CON L'ASSOCIAZIONE “DANIELE PO” E LA CONFERENZA DELLA TREDICESIMA VINCITRICE DEL PREMIO INTERNAZIONALE
Pochi giorni fa, il 25 Ottobre, nell’ Aula Magna del Liceo “G. Cevolani” ha avuto luogo un evento singolare: l'incontro con l’associazione “La casa degli angeli di Daniele” con la conferenza di Juliana, la vincitrice della tredicesima edizione del premio internazionale “Daniele Po”. Tale riconoscimento è nato nel 2006, in seno alla suddetta associazione, con lo scopo di premiare ogni anno una donna che si è distinta in modo particolare nella difesa dei diritti umani in qualsiasi parte del mondo. Ad esempio, negli anni precedenti è stata premiata una donna russa, che, a causa della sua opposizione alla dittatura de facto di Putin, è stata rinchiusa in una delle tante prigioni della Siberia. In un'altra occasione, il premio venne conferito ad una donna cilena, la quale non fu peraltro in grado di ritirare il premio, essendo la sua ingiusta reclusione ancora in corso. Quest’ anno, la vincitrice del premio è stata Juliana, dall'India. Ella si è fatta da diversi anni promotrice dell'abolizione della plurimillenaria pratica delle devadasi, ovvero delle “serve di Dio”. Tale pratica ha origini assai antiche: in principio, essa consisteva in una selezione di un gruppo di giovinette, le quali sarebbero state consacrate alla divinità del tempio locale. Divenute quindi sacerdotesse, costoro avevano il nobile compito di mantenere in vita il culto della divinità alla quale erano state consacrate a vita. Purtroppo, nel corso dei secoli il significato originario di codesta tradizione è andato perso, e la pratica delle devadasi, al giorno d'oggi, e tutt'altra cosa. Attualmente, numerose famiglie indiane poverissime, nella vana speranza di guadagnare un poco di più per tirare avanti, vendono le loro figlie, e queste ultime vengono sottoposte ad un rigido rito di iniziazione. In quasi tutti i casi, appena nata una bambina, i genitori la consacrano fin da subito alla dea della fertilità, segnando il destino di queste creature. Poi, a seguito del rito di iniziazione, la bambina viene educata al rispetto di una serie di norme e portata nella sua nuova dimora, che serve unicamente a tortura per queste sfortunate, poiché il compito fondamentale di una devadasi è fornire piacere sessuale a qualunque uomo, dietro pagamento. Trattasi dunque di una pratica crudele ed inumana, giustificata da quella che, da nobile tradizione, si è tramutata in una fra le più barbare usanze esistenti. La pratica delle devadasi è tuttora in essere in una regione di medie dimensioni dell'India meridionale, e il merito di aver reso noto al grande pubblico tale grave problema è di Juliana. Ella, essendo nata nelle vicinanze di Calcutta,nell'India settentrionale, non era a conoscenza della pratica delle devadasi, fino a quando non conobbe una di loro, la quale le raccontò come era divenuta vittima di tale usanza. Da quel momento, Juliana ha dedicato molte energie nel combattere la pratica delle devadasi. Mediante una efficace campagna divulgativa, Juliana è riuscita a far conoscere il dramma di oltre ottantamila indiane al mondo intero, e non solo: con la collaborazione delle autorità e della polizia indiane, ella ha liberato finora quasi mille devadasi, restituendo loro la dignità persa nel periodo trascorso sotto le vesti di vittima di una tradizione distorta. Inoltre, con lo scopo di aiutare ulteriormente queste ragazze, Juliana ha fatto costruire una grande lavanderia, ove sono assunte molte devadasi riscattate, le quali, mediante questo onesto mestiere, stanno faticosamente avviando il loro processo di integrazione ed emancipazione nella società indiana. Probabilmente, la più clamorosa azione di Juliana fu convincere una devadasi riscattata a testimoniare in tribunale contro la propria madre, la quale era colpevole di averla condannata ad essere devadasi, in cambio da qualche soldo in più per tirare avanti. Fu questa azione a convincere l'associazione a conferire proprio a Juliana il premio per quest'anno. La conferenza è stata accolta con vivace interesse dalla gran parte degli studenti presenti. Mediante l'ausilio di tre valide interpreti provenienti da diverse classi, Juliana ha risposto alle domande che diversi studenti ed insegnanti le hanno posto. In conclusione, nonostante vi siano ancora molte barriere da abbattere, si spera che Juliana, con l'adeguato supporto della comunità internazionale, riesca a cancellare completamente dalla sua patria il flagello delle devadasi, al fine di liberare definitivamente le migliaia di giovani donne ancora in catene, le quali attendono in gran segreto l'arrivo della libertà che guida il popolo.
a cura di Guido Esteban Roncaglia classe 4A