Alcune testimonianze sull'esperienza del MEP

Mi chiamo Filippo Bergonzoni, frequento la classe quarta dell'Indirizzo classico, e sono da poco tornato dalla XXX Sessione Nazionale di MEP Italia che si è tenuta a Palermo, dopo aver partecipato, a Febbraio, alla Sessione Locale e, a Marzo, alla Sessione Regionale.

Posso affermare di aver compreso che cosa sia realmente il MEP quando, uscito dal Liceo Classico"Vittorio Emanuele II" di Palermo, dove si è svolta l’Assemblea Plenaria, sono stato colto da un improvviso sentimento di malinconia e vuoto interiore. La malinconia e il vuoto che ho provato, e  che tuttora percepisco, non sono dovuti all’ansia della Plenaria, anzi… Ho compreso solo dopo averla affrontata che quel sentimento che mi avvolge è quello che si prova quando ci si congeda da qualcuno a cui ci si è affezionati. La spiegazione per questa emozione è che, quando si ha quel vuoto dentro, è perché si sta lasciando una parte di sé all’altro. Proprio così: ho lasciato un po’ di me dentro tutte quelle persone con le quali ho passato le notti a fare ricerche, costruire attacchi, difese, discorsi contro le altre commissioni, ma, soprattutto, legami.

Il MEP mi ha dato molto, mi ha reso informato su alcuni argomenti attuali che mai avrei pensato di trattare, mi ha insegnato ad ascoltare, a farmi ascoltare, a far valere la mia opinione, a lottare per questa, ad accettare che tutti facciano ragionamenti diversi dai miei e che, a volte, forse, abbiano ragione anche gli altri…

Consiglio fortemente a tutti i ragazzi a cui si presenta l’occasione di partecipare a questo Progetto, di farlo subito, senza pensarci; bisogna tuffarcisi totalmente; subito potrà sembrare noioso, faticoso o strano, soprattutto durante i primi giorni, ma, proseguendo il cammino, si apprenderanno tutti i valori del Progetto.

 

Sono Valentina Poluzzi, frequento la classe quarta liceo linguistico e ho preso parte alla XXX sessione nazionale di MEP Italia a Palermo. Per me il MEP ha rappresentato sin dalla sessione locale un momento per mettermi in gioco e accrescere le mie competenze in campo di attualità. Ciò che più mi lega al progetto è la passione per il diritto e la legge. Per me la sessione di Palermo ha rappresentato il culmine di un percorso pieno di passione ed emozioni. Non sono qui a dire che è stato tutto semplice e pulito, perché anche io ho avuto i miei momenti di debolezza, di rabbia e di tristezza. D’altra parte, ho avuto modo di sperimentare lo spirito di squadra e un impegno comune verso un unico obiettivo. Ho avuto modo di conoscere persone da tutta Italia e fare amicizia con persone meravigliose con cui sono ancora in contatto. Non nascondo che, a sessione conclusa, nel momento dei saluti, ho pianto un poco. Alla fine penso che il MEP sia fatto anche di questo: pianti, per gente che hai conosciuto in cinque giorni e che sono diventati la tua piccola famiglia per quel periodo; risate, con gente che fino a una settimana prima era sconosciuta; dibattiti, riguardanti argomenti che sembravano così lontani ma che sono in realtà così vicini. Ed ecco il MEP è tutto questo, emozioni forti che a parole sono anche difficili da spiegare. 

 

Sono Gaia Sicolo e frequento la classe quarta del Liceo Cevolani. Ho avuto la meravigliosa opportunità di partecipare alla XXX edizione del MEP (Model European Parliament), un progetto che rimarrà per sempre inciso nel mio cuore. 

Non si tratta solo di un’iniziativa scolastica, il MEP è un’esperienza unica sotto ogni aspetto: ci mette davanti a problemi che nella vita quotidiana sembrano così lontani e irrisolvibili, ma che nelle vesti di delegati non sono altro che sfide da vincere insieme.

“Insieme” è infatti una parola chiave nella mia esperienza. Grazie a questo progetto ho certamente migliorato le mie capacità oratorie e ampliato i confini della mia conoscenza, ma ciò che resterà in me davvero sono le persone con cui ho potuto trascorrere questi momenti. Il MEP permette di conoscere ragazzi e ragazze da tutta Italia e di vivere insieme a loro esperienze uniche. Si tratta di una convivenza periodica con tante giovani menti brillanti, tutte chiamate a farsi valere ma senza mai schiacciare gli altri.

All’inizio della mia esperienza, durante la Sessione locale, ascoltavo le parole di chi in passato era già stato al mio posto, ma non ci credevo veramente. Non credevo che potesse essere vero che attraverso il MEP si creassero rapporti così stretti e duraturi, pensavo fosse solo una gran fatica.

Ora, dopo sette mesi che ne faccio parte, tre sessioni, una decina di notti insonni  e tante lacrime di gioia, posso dire di aver conosciuto alcune delle persone migliori di sempre.

Il MEP è fatica, impegno e dedizione. Ma come prima cosa sarà sempre vita.

 

Sono Alessia Aidala e frequento il quarto anno di Liceo Classico. Ho avuto anche io, come i miei quattro amici delegati, l’opportunità e l’immenso piacere di partecipare alla XXX Sessione Nazionale del Mep a Palermo e posso garantire che è stata per me una grandissima emozione ma allo stesso tempo soddisfazione. 

Se penso alla mia prima esperienza Mep, cominciata proprio dalla sessione locale tenutasi nella cittadina di Cento, mi viene un po’ di nostalgia: forse non ero consapevole di cosa avrebbe significato per me questo progetto e ancora non ero ben cosciente di quanto questo progetto mi avrebbe cambiata e avrebbe influenzato le mie idee e il mio modo di essere.

Il Mep, infatti, mi ha permesso di sviluppare durante tutto questo percorso un senso critico maggiore, ma soprattutto una consapevolezza maggiore di cosa significhi essere parte di una grande comunità, come quella europea, che ha bisogno oggi più che mai, specie  in questo presente così problematico, di un ritorno all’humanitas e alla civilizzazione: valori che però necessitano di essere coltivati anche grazie alla partecipazione attiva e all’interesse di tutti, in particolar modo, di noi giovani. 

Mep significa proprio questo: tante giovani menti brillanti che investono tutte le loro energie per cercare di trovare delle soluzioni ai temi più critici. 

Ma non solo, questo progetto ha rappresentato per me sia alla sessione regionale sia soprattutto a quella nazionale, l’occasione per conoscere tantissimi altri ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia e credo che anche questo sia l’obiettivo ultimo del Mep: imparare ad aprirsi agli altri e costruire con loro un dialogo che possa abbattere il muro delle diversità. 

Penso inoltre che Palermo, caratterizzata da tante luci ma purtroppo anche da alcune verità oscure e inconfessate, sia stata la città migliore nella quale tenere questa XXX sessione nazionale del Mep, per portare avanti quel messaggio  di riscatto sociale che non esclude, anzi, necessita assolutamente della partecipazione attiva di un’intera communitas e Palermo, in questi cinque giorni, è stata per noi delegati un grande esempio di riscatto e lotta nei confronti di un sistema che invece di accrescere il bene comune lo distrugge. 

 

Sono Sara Balboni, frequento la classe quarta dell’indirizzo delle scienze umane, ed ho partecipato alla XXX sessione nazionale di Mep, durante la quale ho colto pienamente i valori del progetto e ciò che mi ha lasciato. Quando ho iniziato il Mep non avevo la consapevolezza di cosa avrebbe significato per me e di quanto mi avrebbe aiutata: a far valere la mia opinione nel rispetto di quella altrui, a dedicarmi all’approfondimento di nuove conoscenze e a spronarmi a mettere in gioco le mie capacità. 

Durante il mio percorso ho avuto diversi momenti di debolezza, in cui ho pensato di non essere all’altezza del progetto, ma il ricordo dell’euforia durante le sedute plenarie,  ma soprattutto i rapporti di amicizia che si sono creati con persone prima sconosciute e con cui mai avrei pensato di avere a che fare, e la collaborazione che ci ha tenuti uniti durante il nostro percorso insieme sono ciò che mi ha portata avanti fino ad adesso. Un po' mi sembra strano pensare come un progetto che mi si è presentato davanti per caso, e a cui ho aderito senza troppe aspettative, sia riuscito a farmi provare emozioni così forti e come sia riuscito a mostrarmi un aspetto di me stessa che ho sempre fatto fatica a tirare fuori.