La stazione di Bologna: un luogo da guardare con occhi diversi
La classe V P del Liceo Cevolani ha avuto l'occasione di svolgere una lezione di educazione civica alla stazione di Bologna, riflettendo sulla storia dell'Italia degli anni di piombo e sulla tragedia della strage del 2 agosto, per imparare a guardare con occhi nuovi un luogo forse visto tante volte, ed imparare a leggere, oltre il quotidiano, le tracce indelebili della storia.
Ecco alcuni pensieri scritti in forma di appunto dagli scolari al ritorno da questa esperienza:
Un evento che distrusse amori, spezzò famiglie e frantumò sogni di persone ridotte a nomi su un memoriale posto sul muro che venne distrutto alle 10.25, a causa dell’esplosione di un ordigno a tempo nella sala d'aspetto della seconda classe della stazione di Bologna Centrale. E l’orologio fermo a quell’ora cruciale, fermo all’ultimo minuto di tutte quelle vite. Paolo era solo un ragazzino, accompagnato dalla madre e dalla nonna, quando all’improvviso si ritrovò nel buio totale coperto dalle macerie che pressavano il suo corpo. Sembrava un sogno, o meglio un incubo, ma era la realtà. Poi sentì qualcuno, erano i soccorsi. (Marica)
La bomba paralizzò per un istante la città che, subito dopo, senza pensarci troppo, si organizzò per soccorrere le vittime. Quel giorno non solo i soccorritori ma anche i cittadini bolognesi si misero all’opera dando ciò che potevano e aiutando il più possibile, mostrando vicinanza, a testimoniare che non erano indifferenti. (Gaia)
I morti di questa strage non furono solo dei nostri connazionali, ma anche molti stranieri, come i due fratelli tedeschi Eckhardt e Kai Mäder con la loro madre Margret, originari della Westfalia, che erano venuti in Italia per una vacanza al Lido di Pomposa, oppure un impiegato spagnolo, Francisco Gomez Martinez, detto Paco, che a 23 anni aveva deciso di viaggiare per l’Europa. (Sarah)
Ricordare è l’arma più forte che abbiamo, possiamo condividerla con altri e far sì che quelle vittime innocenti vivano nei nostri ricordi. Una frase in particolare mi ha colpito della professoressa Venturoli: “noi siamo diversi da loro [gli attentatori] perché proviamo il dolore degli altri”. A volte è una fortuna, a volte non lo è, ma questo dolore vive nella nostra memoria: Bologna non dimentica, io non dimentico. (Martina)
Grazie alla scuola e all’istruzione mi rendo conto che acquisiamo davvero degli strumenti per interpretare il presente e comprenderlo a fondo; forse prima pensavo che fosse una delle solite “frasi fatte” ma ora ne comprendo a pieno la verità profonda. Inoltre grazie a internet sono riuscita ad approfondire la vicenda, a leggere i discorsi, ad ascoltare vecchi dibattiti e interviste, e grazie ai giornali dell’epoca sono riuscita davvero a comprendere il sentimento di frustrazione e paura di quel giorno e di quel periodo storico in generale. (Elisa)