Gli occhiali di Rosalind

Proseguendo la feconda collaborazione con la compagnia 'L'Aquila Signorina', anche quest'anno le classi terze del liceo Cevolani parteciperanno ad uno spettacolo teatrale che mira a raccontare un momento significativo della storia della scienza. Quella che viene messa in scena in “GLI OCCHIALI DI ROSALIND” è una ricostruzione nei termini della fiction letteraria dell’ incontro, avvenuto realmente nel 1970, tra Anne Sayre (1923-1998 – interpretata da Barbara Bonora) – che stava scrivendo la biografia dell’amica Rosalind Franklin, e Francis Crick (1916-2004 – interpretato da Gabriele Argazzi), premio Nobel 1962 assieme a J. Watson e M. Wilkins per aver definito la struttura delle molecola del Dna.  Lo spunto drammatico si trova in alcuni brani contenuti in “Rosalind Franklin and Dna” della stessa Sayre, ma è stata utilizzata anche la monografia di Brenda Maddox del 2002 (“The Dark Lady of Dna” uscito anche in Italia per Mondadori), oltre ovviamente al best-seller di James Watson “The double helix” (1968) e alla molto meno nota autobiografia di Crick “What mad pursuit” (1988).

Rosalind Franklin fu una chimico-fisica e cristallografa britannica; durante ricerche condotte nel biennio 1951-52 al King’s College di Londra, ottenne dati sperimentali decisivi sulla struttura del Dna mediante diffrazione dei raggi X. Distinse per prima le due forme (idratata e cristallina) della molecola e ricavò fotografie nitidissime dei pattern di diffrazione del Dna B. Senza tuttavia spingersi a fare modelli. Data la grave incompatibilità con il collega Maurice Wilkins e infastidita dall’ambiente del King’s, che trovava intellettualmente mortificante, la Franklin abbandonò l’istituto a marzo del 1953, ignorando che Wilkins aveva incautamente rivelato diversi dettagli delle sue ricerche all’amico fisico Francis Crick del Cavendish Laboratory di Cambridge e al giovanissimo biologo americano James Watson, che con Crick faceva coppia fissa.

Wilkins, frustrato dalla superiore personalità di Rosalind, alla quale J.T Randall, Direttore del King’s College, aveva affidato le apparecchiature cristallografiche migliori e i migliori campioni di Dna, si sfogava spesso con Watson e Crick delle sue traversie, pensando che non potessero farci granché di quelle confidenze. Ovviamente si sbagliava, perché la coppia del Cavendish, ufficialmente esclusa da qualsiasi ricerca sul Dna, aspirava in realtà a fare il colpaccio. Sfruttando sia il materiale della Franklin cui avevano avuto accesso attraverso Wilkins (il famoso ‘fotogramma 51’) che quello messo a disposizione in modo negligente da Max Perutz (a cui la scienziata aveva inviato un rapporto dettagliato sullo stato delle proprie ricerche), Watson e Crick elaborarono un proprio modello della forma B del Dna che pubblicarono su Nature il 25 aprile del 1953 e che valse loro il Nobel.

Rosalind, passata nel frattempo al Birbeck College di Londra, morì nel 1958, per un tumore alle ovaie.  Non fu neppure menzionata nel discorso che Wilkins, Crick e Watson fecero a Stoccolma e, soprattutto, Watson non trovò di meglio, nel suo best-seller “The double helix”, che ritrarla come una femminista bisbetica, trasandata e altezzosa, giustificando sé stesso e Crick per aver usato dei dati sperimentali che lei, per la sua aridità, non sapeva come mettere a frutto.